Delle mirachole di Roma prima della meta e dello chastello
due filosofi viventum passati Leio e Fidia.
Lo quale l’operadore gli
conosceva, ch’erano di rara sapienza,
ebe gli cari nello palagio
suo,
gli quagli dicieno, ch’erano di tanta sapienza, e dicieno
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e dissono
allo peradore: “Chiedi, qualuque chosa tu vogliano
di di ovuogli di notte
esilarai nella camera tua,
cioè che diremo una parola e della ti sia
data.”
A gli per quegli l’operadore disse loro, che faciesono quello che
dicieno:
“Darovi ad amendam ogni cosa, che vorete.”
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Gli quagli
risposono: “Nulla pecuna vogliamo,
se non è, che noi vogliamo la nostra
memoria.”
Venono l’atro di e ogni chosa per ordine,
che in quello di,
che iera, avieno chosigliato. // Tutto questo disono a l’operadore,
come gli
fecie fare, chome a loro promisse,
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le quali dette erano della memoria
loro.
Sichome quegli filosofi avieno admandato,
feciero cavagli ingniudi, che cavacavono la
tera.
Si significano gli pricipi e pontefici di questo sechulo,
li quali
domenano gli uomini di questo mondo.
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Lo re potentissimo, lo quale salli
sopra li chavalli,
è di sopra la
potenza de pricipi di questo secholo.
E chosi ingniudi comodo istancho a
lato alli cavalli
e cholle bracia alte ispichate le dita. // E chosi chome
sono ingniudi i tali,
tutte le scienze del mondo sono ingnude alte alla
mente loro.
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Ella femina, che siede acirchudita di le genti,
avieno la concha davanti a se significha li
peradori, li quali e sopre dichono.
Ma <q>ualumque uomo voleva ire ad
essa,
nopote sen prima no si lavasse i quella choncha.
Quelli pernidi e sapienntissimi, alli
queli
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tutte le chose, che dovevono venire a loro, erano tutte ignude e
aperte,
novossono, ch’ella memoria loro fosse fatta d’alchuno
metalo.
Per la malizia e avarizia, che doveva venire i Roma a gli
abitanti,
chella memoria loro no si ronpese,
e però feciero fare la
memoria loro di marmo.
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Regnio prima: porta Caperna.
Là dove la casa d’Onore e di Vertute,
là ov’era il pozo de Premeteioe del bagnio
de Antonni, de Severiano e Chomodano,
l’atare d’Apolline e Spalenus,
lo merchato de Utelli,
altare Palnaria,